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Attenti ai falsi.. Achtung, Falsch!

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Come difendersi dai falsi? Qualche suggerimento l’ho dato a questo indirizzo: http://rialtofil.com/2012/04/29/la-parola-ai-collezionisti-terzo-sondaggio-ebay-o-delcampe/

Premetto che nel tempo libero preferisco dilettarmi con esemplari autentici, piuttosto che occuparmi dei falsi altrui, ma dato che con l’estate proliferano invece i secondi, mi sembra utile segnalarne alcuni, perché nelle aste online raggiungono a volte quotazioni tali da far pensare che a cascarci siano in molti.. e allora parliamo almeno degli esempi più frequenti: se per alcuni si tratta di cose note, ad altri potremo evitare qualche delusione, di quelle che rischiano di allontanare molte persone dalla filatelia.

Esempio numero 1: il più divertente, lo chiameremo “leone post seduta di manicure”:

Di motivi per escludere l’autenticità di questo francobollo ce ne sono molti:

  • al giglio nello scudo mancano i pistilli (colpa della siccità?)
  • nella base della corona (parlo degli esemplari autentici), le pietre incastonate sono tre (disposte su un’unica riga), mentre questo ha tanti piccoli brillantini (versione John Travolta in Saturday Night Fever?)
  • la filigrana si è persa per strada – su questo aspetto rinvio a: http://rialtofil.com/2013/03/24/3008/
  • negli esemplari autentici, 3 delle 4 unghie del leone si protendono oltre il bordo dello scudo.. ma questo della foto è appena uscito da una seduta di manicure degenerata in amputazione parziale degli arti e bisogna capirlo, poverello.. attenzione perché di esemplari come questi ce ne sono molti (penso alle aste online, ebay in particolare) e nei Paesi Bassi risulta attiva una stamperia “in piena regola” (si fa per dire).

Potrei continuare ma direi che può bastare, per quel che riguarda questo bollo.

Esempio numero 2, le numerose imitazioni e riproduzioni del primo francobollo del Lombardo Veneto (Sassone 1):

Imitazione o riproduzione postuma perché? Innanzitutto perché le lettere N e T nella parola “centes” sono distanti, mentre nei francobolli originali la N tocca la T (la crazia superiore della N è unita a quella della T). Questa caratteristica è immediatamente riconoscibile in scansione, prima ancora di avere in mano (per averlo acquistato) il francobollo, quindi mi sembra utile segnalarla: anni fa ci sono cascato anch’io (mal consigliato da un sedicente perito di non chiara fama) e quindi so cosa si prova, a trovarsi in mano della carta straccia. Di differenze ce ne sono anche altre, ma con questa piccola dritta potete già andare “a colpo sicuro”.

Come si presenta un francobollo autentico, per quel che riguarda la distanza fra le lettere N e T? Eccone uno:

..e adesso potete confrontarlo con l’esemplare di cui sopra:

Esempio numero 3: un presunto primo francobollo del Regno di Sardegna (venduto con successo da un “artista” che di esemplari come questo ne ha piazzati parecchi):

Falso pacchiano, diranno gli esperti, ma dato che nessuno è nato esperto vogliamo lasciare da parte la “spocchia” di chi già sa e spiegarlo a tutti, il perché? Primo indizio: guardare l’angolo superiore sinistro, dove appare una perlina bianca nell’unico posto dove non dovrebbe essere (ovvero sull’angolo). Secondo indizio: negli esemplari autentici la lettera Q della parola “cinque” (in basso) è più alta rispetto alle altre lettere, mentre in questo esemplare è allineata con le altre.  Verifichiamo con un ingrandimento? Il prossimo è un esemplare autentico, guardate la posizione delle perline sull’angolo superiore sinistro:

..e confrontatele con la perlina angolare del falso:

Di differenze ce ne sono anche altre: lo zero che precede il cinque ad esempio è troppo largo (rispetto agli esemplari originali) e l’effigie del sovrano è alterata, ma in altri falsi più sofisticati di questo, la prova del cinque (la lettera Q più alta delle altre lettere) e quella della perlina angolare sono spesso gli unici indizi risolutori!

Esempio numero 4: un falso parmense (recentemente aggiudicato su ebay, e a rilanciare sono stati in molti):

Falso perché? Gli indizi sono molteplici e concordanti, ma i più facili da spiegare (per i non “addetti ai lavori”) sono due: 1. la cornice interna che è grossolana e continua, mentre negli esemplari autentici è sottile e interrotta in più punti; 2. la seconda lettera T nella parola Stati (se l’esemplare fosse autentico, il tratto graziato destro sarebbe più corto di quello sinistro: qui è addirittura più lungo). A titolo di confronto, quello che segue è un francobollo autentico e plurifirmato (Biondi, Diena e Sorani, perché con i francobolli del Governo Provvisorio di Parma vale il detto: melius abundare quam deficere):

Esempio numero 5: i falsi di Romagna.

DSC02658

Falsi perché? Un indizio permette di riconoscerli a  colpo sicuro: nelle riproduzioni manca il segno segreto dell’incisore (l’interruzione fra il cerchio centrale e quello angolare in alto a destra, nell’angolo superiore destro del francobollo). Secondo indizio (assente negli esemplari qui riprodotti, ma frequente in altri falsi e riproduzioni): le due L della parola “bollo” hanno la stessa altezza, mentre negli esemplari originali, il tratto verticale della seconda L è sempre più basso. A titolo di confronto, quello che segue è un esemplare autentico (gli “indizi” per riconoscerlo come tale sono indicati in rosso):

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Mi perdonino gli esperti se il tono di questa trattazione è volutamente divulgativo (e quindi non approfondisce certi dettagli “tecnici”) ma non è per loro che scrivo queste righe: è per i semplici collezionisti, che prima o poi (e soprattutto agli inizi) si sono fatti rifilare qualche riproduzione pagandola a peso d’oro. A chi volesse approfondire, consiglio l’ottimo libro di Antonello Cerruti e Luigi Guido: “Antichi Stati Italiani. Originali e falsi”, pubblicato dalla Grafiche Guido, già recensito nella “bibliografia minima” che ho pubblicato in queste pagine. A chi pensa che qualche altro esempio illustrato potrebbe rappresentare un servizio utile per la comunità dei collezionisti, chiederei soltanto di lasciare qualche stellina di incoraggiamento su questa pagina: è l’unica forma di “remunerazione” per un sito che, come avrete notato, non effettua vendite e non accetta pubblicità.

Grazie a tutti,

Rialtofil



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